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L’atleta “neuronale”: il modello FitLab

By 16 Giugno 2019Febbraio 1st, 2023Benessere

Chi è l’atleta nell’immaginario comune?

Gambe che rincorrono una palla; mani che spostano una racchetta; braccia che come ali accarezzano l’acqua? Per i più poliedrici forse sarà gambe, mani e braccia; per altri solo gambe o mani, oppure mani e braccia. Eppure è molto di più… Un atleta prima di essere “forza”; “agilità”; “resistenza”; “infinite ripetizioni e sollevamenti” è “ragionamento”; “emozione”; “respiro”. Certo è che gli atleti hanno ore ed ore di allenamento alle proprie spalle al fine di costruire la forza muscolare di cui necessitano “nel loro bagaglio a mano”; ma non è tutto qui: il segreto per delle prestazioni eccezionali, risiede nel cervello di ognuno di loro.

Nel poliedrico Mondo Fit Lab, gli atleti sono concepiti come un qualcosa straordinariamente complesso, e complesso non è da intendersi nell’accezione negativa del termine, bensì come qualcosa di articolato ed interconnesso. Ecco perché nelle nostre attività quotidiane ci avvaliamo di due strumenti da un potenziale enorme: la Bia ed il PPG Stress Flow.

La BIA risulta essere un ottimo strumento per valutare lo stato psico-fisico di un atleta perché consente di valutare in modo preciso e con un margine di errore molto basso, variabili strettamente connesse all’allenamento; allo stato fisico e allo stato nutrizionale del soggetto esaminato. A tal proposito, si misura: acqua totale del corpo; acqua extracellulare; acqua intracellulare; massa cellulare; massa magra; massa grassa; metabolismo basale; angolo di fase (cortisolo); matrice extracellulare; t-score (quantitativo minerale osseo) ed s-score (quantitativo muscolare).

Partendo da un elemento semplice e vitale come l’acqua, è possibile capire se un corpo è idratato o disidratato in rapporto alla sua massa corporea. Un’idratazione non ottimale del soggetto, può condurre a cali della performance sportiva in quanto l’acqua coadiuva i processi di formazione della riserva di energia immagazzinata; tralasciando poi l’impatto che si avrebbe sulla pressione arteriosa e dunque stress cardiaco, oltre che uno stato di stanchezza cronico che influisce sulla performance sportiva, allorquando le cellule muscolari non hanno un’adeguata idratazione.

Pertanto ci sentiamo di dire che non c’è separazione tra fisiologia e dimensione mentale. A tal riguardo si innesta il lavoro svolto col PPG STRESS FLOW, un altro dispositivo di ultima generazione attraverso cui viene valutato il sistema nervoso autonomo. Le emozioni e le decisioni nel cervello sono due tasselli fondamentali, associati ed interdipendenti, perché sostanzialmente i processi decisionali si implementano attraverso opzioni affettivo/emotive. Dunque non c’è una scissione tra mente e corpo, piuttosto un allenamento simultaneo di diverse componenti: tecnico; tattico; psico-fisiche.

Considerare l’atleta neuronale assicura versatilità nelle decisioni, così facendo il calciatore impara ad adattarsi naturalmente alle diverse circostanze in cui può imbattersi durante una partita. Anche la giusta gestione delle emozioni ha un valore considerevole perché consente di viaggiare verso una economia neurobiologica, vale a dire verso un risparmio mirato delle energie nervose e quindi fisiche. È il caso di dire che i muscoli “non si muovono” senza cervello.

Quindi tali strumentazioni svolgono un ruolo fondamentale in ambito di performance sportiva dove la possibilità di non infortunarsi; guadagnare un millesimo di secondo; avere le giuste intuizioni prima di un competitor è semplicemente essenziale.

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