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Parkinson e Movimento

By 23 Maggio 2023Maggio 25th, 2023Benessere

Origine della malattia

Tra le patologie neurodegenerative che colpiscono il sistema nervoso, questa è quella strettamente collegata al movimento. Tutto parte dalla degenerazione di alcune cellule che si trovano in una zona specifica del cervello.

Queste cellule producono la Dopamina, importante neurotrasmettitore con varie funzioni:

  • Controllo del movimento
  • Secrezione ormonale
  • Gestione della memoria
  • Meccanismo di ricompensa e piacere
  • Controllo funzioni cognitive
  • Regolazione del sonno
  • Umore e apprendimento

Inoltre influisce anche sulla circolazione, sugli squilibri intestinali e sulla secrezione di insulina.

La zona specifica del cervello che abbiamo citato prima è la “substantia nigra” che va a formare insieme ad altre strutture i gangli della base. Questi ultimi sono coinvolti nel controllo del tono muscolare e nella coordinazione dei movimenti.

Quindi come spieghiamo il collegamento tra questi elementi biochimici e il principale deficit di questa patologia, ovvero il movimento?

In base alla quantità di Dopamina rilasciata dal nostro corpo generiamo differenti risposte motorie. Se la quantità è inferiore alla norma avremo dei movimenti lenti e scoordinati, al contrario in caso di rilascio superiore alla norma produrremo dei movimenti non necessari, simili a tic.

Conseguenze e adattamenti di vita

I primi sintomi più evidenti di questa patologia sono la rigidità, il tremore, la bradicinesia, l’instabilità posturale e la difficoltà nella deambulazione. Conseguenze principali del disequilibrio di dopamina che abbiamo citato prima.

Ma la dopamina insieme ad altre sostanze regola altre funzioni importanti per la regolazione del nostro ritmo biologico.

In particolare è un precursore di altri due neurotrasmettitori che sono l’adrenalina e la noradrenalina, fondamentali nel processo di gestione dello stress che regola il nostro organismo. Questi neurotrasmettitori permettono alle cellule del sistema nervoso di comunicare tra loro. Quindi disordini collegati alla dopamina determinano una difficile ed alterata comunicazione a livello del sistema nervoso.

Alterando questo sistema avremo sicuramente problematiche legate all’attività cognitiva, l’apprendimento e la memoria, non a caso un altro sintomo di questa patologia riguarda proprio l’attenzione.

Quando il nostro sistema nervoso viene attaccato si innesca una cascata di eventi che portano ad un disequilibrio dello stile di vita, e viceversa modificando lo stile di vita in negativo continuiamo ad alterare il sistema nervoso. Entrando cosi in un loop negativo dove la persona che vi si trova coinvolta subisce un calo di prestazione generale dell’organismo. Quindi diminuisce l’efficienza muscolare, la densità ossea, aumenta l’accumulo di grasso, presenta disturbi del sonno e gastrointestinali, arrivando cosi ad una stanchezza cronica persistente. Questo provoca un calo di autostima e umore positivo. Se in una persona con assenza di patologie questi cambiamenti provocano un peggioramento della propria vita,  In una con morbo di Parkinson risultano ancora più rilevanti con alterazioni importanti nell’aspetto psicologico. Per questo motivo è fondamentale intervenire da subito aiutando queste persone con un programma specifico.

Strategie di intervento

Negli ultimi anni l’attenzione verso la cura dello stile di vita sta aumentando. È sotto gli occhi di tutti (professionisti del settore e non) che una adeguata politica di gestione della salute e del benessere favorisca in prima battuta la prevenzione verso qualsiasi patologia, e che mantenendo questo stile anche in presenza di malattie abbiamo dei netti miglioramenti.

Lo stesso vale per il Parkinson, le nuove strategie di intervento prevedono la cura della persona a 360 gradi, dove troviamo sempre come primo elemento il “ Movimento”!

Come e perché l’attività motoria aiuta la persona con morbo di Parkinson?

Il movimento è il tassello fondamentale del puzzle del nostro ritmo biologico, inserendolo in maniera adeguata nella routine giornaliera, ci permette di mantenere in equilibrio quegli eventi fisiologici che determinano la nostra salute.

In termini pratici e specifici ci aiuta a regolare la produzione proprio di dopamina, causa principale di disturbi del Parkinson. Regolando e sincronizzando dopamina e serotonina l’allenamento permette di migliorare la capacità cognitiva, di attenzione, e soprattutto di prendere decisioni, in parole semplici migliora le connessioni neuronali.

Ma quali esercizi vanno fatti e in che modalità?

Esistono varie correnti di pensiero sulla somministrazione di esercizio fisico, alcuni studi affermano che l’allenamento ad alta intensità sia necessario ai fini di una migliore attivazione nervosa. Altri sostengono che sia migliore una tipologia a bassa intensità ma con frequenza prolungata e costante nel tempo. Si consigliano spesso esercizi legati alla stabilità, equilibrio, deambulazione e stimolazione della frequenza cardiaca.

Tutto questo è certamente corretto. Dalla nostra visione di specialisti del movimento e dello stile di vita sostengo che la miglior strategia di intervento su persone con Parkinson sia quella di curare in primis una forma di movimento che permetta di connettere il sistema nervoso a quello muscolare, con esercizi di attivazioni sulle catene miofasciali per migliorare la postura, l’equilibrio, la stabilità e il passo. Utilizzare esercizi sia in forma statica che dinamica, inserire degli input respiratori per stimolare il nervo vago e migliorare la sincronizzazione tra sistema nervoso, cuore e polmoni.

Migliorando cosi frequenza cardiaca e pressione arteriosa, stiamo contribuendo a riequilibrare quel famoso ritmo biologico di cui abbiamo parlato all’inizio. È inoltre fondamentale far mantenere a queste persone l’umore positivo, inserendo esercitazioni di carattere ludico nei loro allenamenti, provando a dare compiti ed obiettivi man mano sempre più complessi, aumentando cosi la sensazione di sfida e la propria autostima.

Conclusioni

Possiamo quindi affermare che non è tanto importante stabilire quante ripetizioni di quale esercizio specifico far fare, per quanto tempo e con quale recupero, se si tratta di tapis roulant, macchinario per le braccia o altri sport citati cosi a piacere come spesso ci capita di leggere. Al contrario è fondamentale costruire su misura della persona un piano adeguato, tenendo conto anche del Parkinson, dove come obiettivo principale poniamo il riequilibrio del ritmo biologico, attraverso il giusto movimento associato ad un cambio di stile di vita. Saremo poi noi tecnici dell’allenamento a definire le modalità di somministrazione degli esercizi, valutando passo dopo passo le capacità e i miglioramenti della persona.

Siamo stati abituati troppo spesso a dover rilasciare dei protocolli standard di allenamento e riabilitazione, ma la verità è che non esiste uno standard, i protocolli non funzionano, anche se lavoriamo sempre sulla stessa patologia dobbiamo ricordarci che le persone che seguiamo sono tutte diverse.

A cura di Francesco di Raimo

IG: francesco_hs

 

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