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DROP-OUT: perché si abbandona uno sport?

By 14 Febbraio 2022Febbraio 1st, 2023Benessere

Oggi parliamo di Drop-out. Ma cosa significa questo termine?

Drop-out viene dall’inglese drop-lasciar cadere + out-fuori e descrive il fenomeno per cui molti giovani sono portati ad abbandonare lo sport e il movimento in generale.

Alla luce delle conoscenze accumulate in anni di ricerche e studi, sappiamo bene quanto sia importante per bambini e ragazzi praticare attività fisica. È ampiamente riconosciuto come lo sport organizzato giochi un ruolo importante nello sviluppo psicofisico. I soggetti che svolgono attività avranno la possibilità di migliorare la forza muscolare, sviluppare le capacità motorie, migliorare la propria autostima e il benessere personale.

La situazione in Italia

drop-out

Nonostante questi aspetti positivi, nel nostro paese si registra, da diversi anni, una riduzione della pratica sportiva in età giovanile, con un indice di drop-out più alto nelle ragazze.

I dati ISTAT-CONI ci dicono che nella fascia d’età tra 11-14 anni il 66% dei ragazzi pratica sport, contro il 48% delle ragazze; scendiamo a 56% e 39% nella fascia 15-17 anni; diminuisce ulteriormente, al 46% e 27% nella fascia 18-19 anni.

Drop-out giovanile: perché?

Quali possono essere, quindi, le cause che spingono i nostri giovani ad abbandonare lo sport?

Le cause principali

Le motivazioni, a livello generale, sono riconducibili ad una mancanza di strutture adatte alla pratica sportiva, ad un mancato riconoscimento dello sport come valore portante per una vita migliore e, sicuramente, alla pigrizia dei nostri giovani.

Non è trascurabile inoltra il dato che ci parla di differenze regionali, evidenziando un netto svantaggio del Sud, rispetto al Centro e Nord Italia.

Concentriamoci ora sulle percentuali indicate prima: perché col passare degli anni, specie durante l’adolescenza, la pratica diminuisce drasticamente?

Un fattore determinante è sicuramente la difficoltà nel conciliare la vita sportiva con quella scolastica – l’Italia è uno dei paesi meno organizzati da questo punto di vista – ma c’è anche altro.

Altri ostacoli: aspetti psicologici, performance, overtraining, burnout.

Abbiamo detto che con il termine drop-out si identifica il fenomeno per cui i giovani atleti sono portati ad abbandonare prematuramente la carriera sportiva. Ma è possibile che i soli fattori esterni siano così determinanti, soprattutto davanti a questi numeri?

Dopo aver parlato dell’influenza dello status quo, ora focalizziamoci su quelli legati all’atleta stesso e, in particolare, al suo percorso!

boy drop-out

Il processo di specializzazione sportiva

Partiamo da quello che ritengo essere il fattore più semplice e intuitivo. Un giovane atleta all’età di 6-7 anni inizia il suo percorso sportivo, dando inizio a quello che viene identificato come processo di specializzazione sportiva.

Si inizieranno a comprendere ed effettuare una serie di gesti, tecnici ed atletici, che si ripeteranno nel corso degli anni al fine di raggiungere la propria performance ideale (ma sempre e solo nella disciplina di riferimento).

Di sicuro per lui sarà motivo di orgoglio aspirare ad essere un buon atleta, ci metterà tutto l’impegno e la dedizione necessaria per migliorarsi giorno dopo giorno.

Quindi è perfetto così, starai pensando, ma riflettiamo insieme

Chi struttura i suoi allenamenti è sicuro di non tralasciare altre capacità? Riesce a ricordarsi che prima di relazionarsi con un aspirante atleta, c’è una persona che sta vivendo una serie di cambiamenti determinati dalla pubertà o adolescenza?

Cosa si rischia spingendo troppo oltre il limite?

OVERTRAINING

Un fattore da non sottovalutare è l’overtraining, argomento trattato nel mio articolo precedente e che puoi approfondire qui ⬇︎

OVERTRAINING ARTICOLO

INFORTUNI

Un’altra delle possibili cause di Drop-Out è riconducibile agli infortuni. La specializzazione precoce, come anticipato precedentemente, ha come fine ultimo la performance. Questa, nel caso di uno sport specifico, è costituita da una serie di gesti ripetuti nel tempo.

Ricordate cosa ho detto prima? La ripetizione meccanica di questi gesti, senza averne compreso a pieno la modalità e in un periodo di cambiamento del proprio corpo, può tramutarsi in infortuni a carico di muscoli e articolazioni.

BURN-OUT

Altra causa è il BURN-OUT, termine anglosassone, che identifica uno stato di esaurimento psicofisico ed emozionale, riconducibile ad una serie di fattori strettamente collegati tra loro:

  • Orientamento e clima motivazionale;
  • Percezione di competenza;
  • Resilienza nello sport.

Un ruolo chiave lo svolgono i genitori, gli allenatori e tutte le persone che concorrono alla crescita dell’atleta. La psicologia ci dice che esiste un clima motivazionale orientato alla performance (competizione continua, valorizzazione dei più abili, separazione in gruppi per abilità) e un clima motivazionale orientato alla competenza (cooperazione, riconoscimento e gruppi misti). Le evidenze scientifiche ci dicono che nel primo caso c’è un indice più alto di burn-out, mentre nel secondo la percentuale si abbassa.

RESILIENZA

Ragionando sempre nell’ottica della performance è facile lasciare qualcuno “fuori dal giro”. Nei periodi indicati prima (pubertà e adolescenza), il nostro giovane atleta vivrà una cascata di sensazioni differenti che possono demoralizzarlo, farlo sentire fuori luogo e avere importanti ripercussioni sulla sua condizione psico-fisica. In questo momento interviene la resilienza, che in psicologia indica la capacità di affrontare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Non sarà affatto semplice ritrovarla in un giovane atleta, ma saranno molto importanti i consigli dati dalle persone che lo accompagnano nella sua vita quotidiana.

Conclusioni

Questo articolo non fornisce una soluzione ma invita a riflettere sulle azioni, pensieri e gesti fatti nei confronti di ragazzi/e che decidono di praticare uno sport, qualunque sia il livello, qualunque sia lo scopo.

Va ricordato che lo sport è in primis un gioco, uno strumento di promozione per uno stile di vita migliore e solo successivamente una possibile professione.

Come diceva il famoso barone Pierre De Coubertin:

“Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla.”

Articolo a cura di

Luigi Toscano, redazione Fit lab

Ricerca fonti a cura di Nicola Vandini

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